Recensioni

Cosa dicono di me

Testo critico di Simone Fappanni

L’arte di Claudia Amadesi si connota per una spiccata musicalità che discende da un segno armonico che dona un perfetto equilibrio dinamico all’aerea consistenza dei suoi dipinti connotati da un lirismo intenso e profondo.

Questa intonazione si scorge osservando la particolare declinazione espressiva dei suoi lavori in cui emerge immediatamente una decisa matericità che la pone sull’ideale linea di confine che separa il reale dall’immaginario, la figurazione dall’astrazione. Anzi, sembra proprio questa caratteristica l’elemento che determina quella particolare dimensione che risulta il centro focale del suo iter compositivo.

Il richiamo al reale in quanto tale si esprime, infatti, attraverso l’allusione anziché la mera descrizione, dettata da un eloquente ordito che guarda alla materia come a un supporto ricognitivo, estremamente palpabile e coeso, dove nessuna cosa viene annullata, ma dove tutto si può contemplare colmando qualsiasi distanza, fisica e mentale.

Si tratta di un processo compositivo che pone sul piano della tela il continuo correlarsi fra il pigmento e la materia, un affascinante “dialogo” che porta la pittrice verso i sentieri di una ricerca continua che ha come riferimento costante l’esistenza e il tempo che trascorre incessantemente,  quasi in ossequio al celebre adagio di Paulo Coelho, secondo cui «vivere è sperimentare, non restare immobili…».

Ecco allora che il pigmento si spande sul supporto attraverso movimenti che diventano una sorta di danza caleidoscopica che si percepisce chiaramente non solo nell’impaginazione generale del quadro, ma anche nelle fluttuazioni luministiche che si vanno a formare osservando il dipinto da molteplici angolazioni.

In questo modo bene si comprende la precisa intenzionalità di Amadesi di sondare, con convincente indole interpretativa, la natura, sia intesa come natura vegetale che come natura umana, attraverso un’orchestrazione sintattica delle tinte – e qui ritorna un linguaggio che fa eco a quello dell’universo delle note – che fa della trasparenza e della sovrapposizione del colore un elemento primario e fortemente generativo. «Dipingere, per me, è vitale», afferma la pittrice.

E a proposito di generatività, vale davvero la pena guardare al percorso, tuttora in divenire, di Claudia Amadesi come a un cammino che s’insinua nei meandri più riposti della vita, andando a scandagliare quei solchi e quelle tracce che ne determinano l’essenza più profonda al di là di qualsiasi apparenza.

 

RECENSIONI  2004-2015

I dipinti di Claudia sono incentrati per lo più sulla figura umana destrutturata e ricomposta come tessere di un mosaico, ridotte a puro elemento cromatico o meglio trasformate in una sorte di codice o linguaggio le cui parti del discorso racchiudono
soluzioni ermetiche. La ricerca delle forme, inserite in un contesto in cui lo spazio è protagonista, suddiviso in tessere accordate fra loro secondo regole euritmiche, si sposa con una gestualità pittorica e con un uso del colore materico che ottiene
effetti coinvolgenti. In questi discorsi di impronta astratta e neocubista, non manca mai una linea di contorno che funziona da filo conduttore e che ribadisce la volontà di riportare ordine ed equilibrio allʼinterno di campiture che sembrano affidate al caso ma che in realtà derivano da studio approfondito. Il terreno di un bosco autunnale, cosparso di foglie variopinte, assomiglia ad un magico e sfarzoso tappeto il cui ricamo arabesco racchiude il tema allegorico della metamorfosi, della rinascita.
Ebbene, i dipinti di Claudia vanno letti come elementi di un laboratorio alchemico dove forme e colori vengono elaborati attraverso sedimenti, accostamenti, sovrapposizioni per ricavarne una composizione complessa e fresca, notturna e solare, dove
la dimensione del tempo e dello spazio si incontrano in una felice sintesi, dove lʼaspetto esteriore e il contenuto danno luogo a unʼunica trama immersa nellʼalone del mito e della magia.

Gabriele Turola

Scrive di lei Ermanno Sagliani:
personalità eclettica e autonoma, Claudia Amadesi è affermata professionista, Art Director e tecnico pubblicitario di sorprendente creatività ed esperienza. Emozione pura e vocazione nell'opera emergono dalla seducente mostra pittorica
milanese dal titolo "L'Autentico e l'Immaginario". Qualcosa di tenace, un nodo duro di volontà di incidere sulla scena del mondo.
Claudia Amadesi, specializzata in comunicazioni visive a Milano, ha avviato nuove tecniche grafiche di composizione culminanti in un recente autorevole invito alla partecipazione, con le proprie opere, a New York nel centro espositivo della World Fine Art Gallery. C'è ben altro: decine di mostre, concorsi, esposizioni, premi. Un mondo di forme, di colori materici, dove prevalgono il blu mare e il rosso iberico, prediletti dall'artista. Contrasto tra colori primari e complementari. Soggetti tematici: la città, la bicicletta, Cuba, la danza, il cavallo, gli strumenti musicali. Composizioni di grande formato toccate da armonie e equilibri gentili. "Non ci sono parole adatte per descrivere i colori, esiste solo l'istinto" afferma Claudia Amadesi, l'emozione durante una nuova visione si completa nella tavolozza. Luce e forme danno vita a nuove rivelazioni:"Creo anche sculture in gesso" spiega Amadesi, "Ispirandomi a figure del passato e reinterpretandole. Ho tante idee come visioni, fantasie, ma devo sperimentare
altre vie, andare sempre avanti".

Mimesi galoppante che aspira a immagini di libertà, dissolvenze da toccare, frammenti di personalità e d'armonie. Spazio come protagonista assoluto; destrutturato e poi ricomposto da innumerevoli tasselli. Mosaico di specchi che riflettono l'esplosione interiore dell'artista, tramutando in immagine il riverbero della sua stessa impulsività e forza. Il colore asseconda quest'euforia, ma con grazia e sapienza: gli accostamenti cromatici risultano ben studiati. La linea rincorre i frammenti di questo "scoppio" euritmico, come un "filo di Arianna" in grado di ricondurci, una volta avventurati in questo labirintico mondo, al punto di partenza, all'ordine originale, alla quiete prima dello scompiglio. Il caos diviene ordine e l'ordine caos: i due estremi s'incontrano ed intrecciano per far sgorgare armonia dalla tela.

Ester Leli

È un arte vera, pulsante d'applaudire soprattutto perché vuole in prima scena parlare, far danzare le donne nelle loro bellezze, anche nelle loro nascoste fisicità. Questo è almeno negli intenti, c'è in Claudia Amadesi, ancora un lembo di pudore
per loro, le rappresenta senza mai il burqua, ma non volerne appone, quasi per sconvolgere i lineamenti fisiognomici che darebbero quasi quel di più. Pare un arte astratta, carica di voler esprimere tanto, tanto visto, tanto sognato. E la sua pittura
perde qualcosa dal suo acuto virtuosismo di modellare, equilibrare forme, i dettagli. È un mirabile gioco di assonanze, quasi pare percettire profumi di ambra e mirra. Ma le figure mentre stanno in pose di ballo, movimento appaiono statiche nei loro lauti ed emozionanti equilibri. E questo è quello che mi riporta a pensare che questi grandi lavori siano la trascrizione onirica dell'artista. Si guardi ancora lo splendido dipinto "Danzatrici", sembrano nei loro virtuosismi scenici più degli strumenti lasciati lì, sì strumenti pronti per essere suonati, ma invece la visione onirica sembra come se l'artista stessa ne volesse far parte, e forse ne parrebbe bene, così tutto si riempirebbe di gioia ed anche i visi delle donne sorriderebbero a lei, per averle liberate dallo schiavismo ancestrale del'Uomo. Cara Claudia continua così il tuo sublime, virtuosistico lavoro ed in mezzo a tasselli di stoffa
dipinta, togli una di quella vera. Fai della tua Arte un messaggio di eguaglianza almeno per le Donne di questo mondo. Grazie al tuo tocco, al tuo virtuosismo che ti porterà lontana, ma avrai un compito: dare nuove vesti alle donne del mondo.

Valeria S. Lombardi
Dott.ssa Storia dell'Arte Contemporanea

Le sue opere trovano respiro nei colori accesi delle forme rarefatte  intrise di suggestioni metafisiche Trasmettono un'energia sublime che accentua una ricerca post-figurativa nella struttura primordiale in  divenire. Una pittura che riflette la magia del sogno nell'attesa di una visione terapeutica che indaga i labirinti della mente I titoli che rappresentano i suoi  quadri rispecchiano un animo sensibile che dialoga con se stesso per  esplodere nelle cromie infuocate delle scene che toccano le corde profonde dell'animo. Ogni quadro è un continuo susseguirsi di emozioni che dipingono l'istante vissuto in un respiro divino.
Ettore D'Ignazi